E’ grigio e pioviggina.
Il grigio è un colore bellissimo in fotografia, un po’ meno se viene utilizzato per descrivere il carattere delle persone. Grigio può rappresentare il momento no dell’essere umano, ma anche la piattezza e insignificante espressività della persona.
In questi ultimi due anni ho deciso di promuovere la mia attività di fotografo per il wedding su siti dedicati tipo matrimonio.com e a parte la visibilità ricevuta, ho ricevuto diverse richieste che mi hanno fatto riflettere moltissimo.

I siti del settore con logiche push, metto gli sposi nella condizione di avere quanti più contatti possibili per organizzare il loro giorno. Ma ho avuto modo di constatare che, vista la moltitudine di info che ricevono in un lasso di tempo ristretto, tante troppe coppie vanno in confusione. Vengono contattati da più e più fornitori contemporaneamente e spesso confondono Francesco con Mario oppure Piero con Massimo che li contatta.
Questa mia riflessione non vuole criticare le varie piattaforme che fanno solo il proprio lavoro, ma mi serve per soffermarmi su quel “grigiume comportamentale” di cui è probabilmente affetta la stragrande maggioranza delle persone.
Ci sta che l’offerta è ampia, variegata, più o meno affascinante, ma costa così tanto chiedere un preventivo e poi “ascoltare” il fotografo che magari ti spiega quello che ti propone? Ma soprattutto ha senso chiedere come primo approccio, un preventivo per un servizio fotografico matrimoniale che può avere il massimo del suo fascio solo se studiato attentamente addosso alla coppia?
Forse si confonde il fotografo con un call center che vuole a tutti i costi farti comprare il proprio servizio, forse è quello che fanno i miei colleghi, ma non io!
Se mi dai la possibilità di sentirci, il parlarti per me è e rimane sempre un piacere, anche se si tratta di una telefonata senza impegno. A me piace trasmettere la mia passione per la fotografia, e solo dal tono della mia voce, dalle mie parole si può avere la possibilità di percepirla.
Se poi hai dei dubbi sul preventivo che ho formulato, su quanto ci siamo raccontati al telefono, sulle cose che possono non piacerti, non è un male manifestarmeli.
Vivo di feedback sia positivi che negativi, ma è solo dai negativi che posso comprendere i miei errori e dove posso migliorare.
Ho imparato ad accettare i “no” nella vita, ora sta a voi imparare a dire di “no”.
Quando poi ricevo un “si”, non me ne volete a male per questo, mi emoziono e si percepisce.
Affettuosamente,
Piero Colafrancesco