Non per tutti questo periodo di lockdown ha rappresentato uno stop, forse per più di qualcuno una pausa, ma di sicuro c’è chi ha visto annullati e rinviati impegni fotografici per i prossimi mesi.

Realisticamente si può aspettare che il tutto riparta, cercando di sopravvivere professionalmente in questo marasma di paure e distanze. Si può investire su se stessi oppure alienarci di pessimismo cosmico. Si può continuare a riflettere ed osservare cosa ci succede e c’è successo dentro.
Oggi mi sono imbattuto in un video di Ezio Bosso che scherzava con il pubblico e i loro telefonini, dicendo che non abbiamo bisogno di cercarci, ma di trovarci… per esempio trovarci nella musica!
Io direi che forse abbiamo bisogno di trovarci anche in altre cose.
Durante questi due mesi ho visto e notato che tanti si sono preoccupati di non far scendere l’attenzione social sui propri profili, diciamo si sono preoccupati della propria “web-reputazione”; tanti si sono avventurati in progetti più o meno condivisibili (fotografare una Piazza San Pietro vuota a mio avviso non aveva senso visto che la stessa foto poteva essere scattata alle 4:00 di un qualsiasi giorno dell’anno); tanti ce l’hanno fatta con progetti originali ed interessanti.
Dalla mia mi sono messo in ascolto del “niente”, un rumorosissimo “vuoto”. Ho continuato a cercare boh qualcosa o qualcuno, ma parafrasando Bosso, senza trovarci qualcosa o qualcuno.
Ed è proprio dal vuoto che vorrei ripartire, dal non cercare ma dal farmi trovare, trovandoci.
© Piero Colafrancesco