Dal non cercare ma dal farmi trovare.

Non per tutti questo periodo di lockdown ha rappresentato uno stop, forse per più di qualcuno una pausa, ma di sicuro c’è chi ha visto annullati e rinviati impegni fotografici per i prossimi mesi.

Minette in the Last Day of Summer – Workshop Simone Passeri

Realisticamente si può aspettare che il tutto riparta, cercando di sopravvivere professionalmente in questo marasma di paure e distanze. Si può investire su se stessi oppure alienarci di pessimismo cosmico. Si può continuare a riflettere ed osservare cosa ci succede e c’è successo dentro.

Oggi mi sono imbattuto in un video di Ezio Bosso che scherzava con il pubblico e i loro telefonini, dicendo che non abbiamo bisogno di cercarci, ma di trovarci… per esempio trovarci nella musica!

Io direi che forse abbiamo bisogno di trovarci anche in altre cose.

Durante questi due mesi ho visto e notato che tanti si sono preoccupati di non far scendere l’attenzione social sui propri profili, diciamo si sono preoccupati della propria “web-reputazione”; tanti si sono avventurati in progetti più o meno condivisibili (fotografare una Piazza San Pietro vuota a mio avviso non aveva senso visto che la stessa foto poteva essere scattata alle 4:00 di un qualsiasi giorno dell’anno); tanti ce l’hanno fatta con progetti originali ed interessanti.

Dalla mia mi sono messo in ascolto del “niente”, un rumorosissimo “vuoto”. Ho continuato a cercare boh qualcosa o qualcuno, ma parafrasando Bosso, senza trovarci qualcosa o qualcuno.

Ed è proprio dal vuoto che vorrei ripartire, dal non cercare ma dal farmi trovare, trovandoci.

© Piero Colafrancesco

Figlio della mia “idea di fotografia”

Ormai ci sono fiumi di parole sul fatto che non stampando le foto, si perderà la memoria di quello che sta succedendo. Addirittura c’è chi sostiene che il 99% delle foto scattate non interessa a nessuno, neppure a chi le scatta e rimarranno sepolte negli hd dei nostri computer o nei cloud.

C’è tutto un movimento culturale che prova a muovere questo disinteresse verso le coscienze, quasi a far venire i sensi di colpa non tanto per non aver stampato, me neanche pensato di farlo.

Le foto che scattate normalmente spariranno nel dimenticatoio per l’eternità, e sarebbe ora di farse una ragione” Chris Taylor.

Ecco appunto, è arrivata l’ora di farsene una ragione.

Se tutto il mondo sta andando verso la fruibilità diffusa dei device, se ormai le case produttrici di cellulari sono arrivate a dotare il telefono di camere dalla qualità quasi superiore a quelle delle fotocamere, se gli stessi utenti scattano migliaia di immagini alla ricerca di quella foto giusta che regalerà quel momento di gloria sui social network, beh allora lasciamolo andare.

Almeno proviamoci a lasciarlo andare!

A mio avviso chi ama la fotografia, la vive, la studia, non può e non deve rimanere impantanato in questo marasma di qualunquismo. E’ superficiale e troppo semplice dare colpe a quello che sta succedendo a livello sociale.

Io credo che sta ad ogni fotografo portare avanti la propria “idea di fotografia”. Che questa sia commercialmente sbagliata o giusta non importa. Io parlo di idea, quella che parte dalla sua passione, dal suo cuore, dal suo intuito.

Che si decida di scattare in digitale o in analogico, questo non influisce sull’anima della sua idea.

Una riproduzione di un ritratto realizzato da Michael Shindler

Nella mia idea per esempio c’è l’odore della carta, c’è l’odore della chimica, c’è il tatto, c’è il controllo della manualità, e lo ammetto, non sono capace di fare foto decenti con il telefono.

Ma questo non mi porta ad avercela a tutti i costi con chi ha gli hd pieni di scatti che dormono un sonno infinito.

Io sono affascinato da chi porta avanti al sua idea; dal Damiano di turno che una volta a settimana si chiude in camera oscura per far “vivere” lastre scattate con banco ottico. Che le lastre siano sue o di Riccardo non importa, quello che importa è che ci siano due persone che portano avanti la loro “idea di fotografia”.

E allora cara mamma, lascia che la tua fotografia vada per il mondo, e se questa riuscirà a non confondersi con la massa, vorrà dire che hai lasciato qualcosa in più che non un semplice insegnamento.

Figlio della mia “idea di fotografia” e contento di esserlo.